I conquistatori 5. Muori per Roma by Simon Scarrow

I conquistatori 5. Muori per Roma by Simon Scarrow

autore:Simon Scarrow [Scarrow, Simon]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788854176126
Google: n-_sCgAAQBAJ
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2015-11-19T17:09:42+00:00


Capitolo 7

Figulo restò acquattato all’interno del recinto, rabbrividendo sotto la luce fioca della luna e sentendosi più disperato di quanto non si fosse mai sentito in vita sua. Accanto a lui, Vazia era perfettamente immobile. I due Romani erano rimasti nel recinto per tutta la notte, con le tuniche fradicie incollate alle membra gelate. Una disperazione buia lo assalì, e il gallo si maledisse per aver accettato quella missione suicida. Non solo i suoi compagni sarebbero morti, ma adesso era intrappolato in un recinto puzzolente con Vazia, circondato da centinaia dei nemici più feroci di Roma. Si consolò al pensiero che almeno era riuscito a far sapere a Vitellio l’ubicazione dell’accampamento ribelle. Non aveva fallito la missione, se non altro. La sua morte non sarebbe stata vana.

I due soldati avevano osato scambiarsi appena qualche sussurro, temendo di allertare la guardia nelle vicinanze e di essere uccisi sul posto. Così, avevano trascorso la notte in un silenzio quasi completo, dando a Figulo tutto il tempo di considerare la loro terribile situazione. Finché fossero rimasti nel nascondiglio, sarebbero stati relativamente al sicuro. La parete di vimini li nascondeva bene alla vista, ed erano piuttosto lontani dal cuore delle attività dell’accampamento. C’era sempre la possibilità che uno dei servitori si spingesse fino al recinto e desse un’occhiata all’interno, ma quelli circostanti erano vuoti, e non c’era in realtà alcun motivo di avvicinarsi a quella zona. Il rischio maggiore stava nel tentare di lasciare il nascondiglio. Poco dopo che Figulo e Vazia si erano nascosti lì, un gruppo di uomini ubriachi si era sistemato nelle vicinanze, continuando a cantare e a ridere fino a tarda notte. Ancora adesso non sembravano averne abbastanza. Qualsiasi tentativo di fuggire sarebbe sicuramente fallito, e Figulo lo sapeva. Sarebbero stati visti da quegli uomini nell’istante stesso in cui fossero usciti dal recinto, e uccisi prima ancora di riuscire a raggiungere il lago.

Ma presto o tardi uno dei nativi li avrebbe per forza trovati. Figulo decise che la loro unica speranza fosse di restare nel recinto e pregare che le coorti arrivassero in tempo per sconfiggere i nemici. Tuttavia, non c’era alcuna possibilità che si trattasse di una vittoria rapida, e Figulo se ne rese conto con amarezza, nel ricordare le formidabili difese che attendevano gli uomini dell’Ottava e Nona Coorte. Ci sarebbe voluto un lungo assedio, per conquistare l’isola dei ribelli. Di colpo, il peso schiacciante della stanchezza gli si abbatté sulle spalle. Non c’era niente che potessero fare, adesso. Proprio niente.

«Se soltanto la smettessero di cantare e se ne andassero a dormire, signore», sussurrò Vazia, quasi inudibile, accennando in direzione delle voci degli ubriachi. «Avremmo una possibilità di uscire da questa dannata fossa».

Figulo scosse la testa, esausto. «Dovremmo comunque superare le sentinelle. Una di loro potrebbe lanciare l’allarme prima di riuscire a fermarle. E verremmo uccisi prima di raggiungere il lago».

«Dunque è finita? Siamo bloccati qui?»

«Che altro possiamo fare? Dovremo aspettare».

«Aspettare cosa, signore?»

«Non lo so», ammise Figulo. «Non lo so».

Vazia restò in silenzio per un lungo momento. «Te lo dico io, signore.



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